L’esperienza comunitaria non è un mero uso di tecniche dialettiche per manipolare l’uomo nel suo intimo, ma è un profondo incontro umano dove l’individuo mette la sua fede e il suo dubbio, la speranza e la disperazione, la luce e le tenebre, a disposizione di chi voglia trovare una strada oltre ogni confusione.
Il paradosso della società di oggi è che se da un lato c’è la ricerca della professionalità, dall’altro si rimane incapaci d’esprimere i propri sentimenti: coloro che maggiormente dicono di volere fare qualcosa per gli altri, spesso si dimostrano incapaci di capire anche una sola persona.
La mancanza di vere motivazioni alla base dei nostri comportamenti, come pure la mancanza di comunicazione e di dialogo aperto, hanno fatto delle nostre ferite un muro troppo alto, quasi insormontabile.
In questa Comunità sperimentiamo ogni giorno il valore di essere uomini e lo facciamo tra mille fatiche, che però adesso non ci fanno più paura ma ci danno la dimensione di quello che stiamo facendo, la voglia di una vita nuova costruita sui valori, per cui soffrire e gioire insieme ai nostri compagni, perché vivere vuol dire amare.
Questa intensa esperienza di vita ci proietta ad un domani ricco di umanità e verso una ricerca più profonda di noi stessi.
Qui non siamo utenti, non siamo numeri, come oggetti di ricerca e valutazione statistica, ma persone che si ritrovano con dignità e amore, dopo anni di dubbi e solitudine.
Spesso ci chiediamo dove trovare la forza per continuare questo difficile cammino, ma il calore sincero di un amico è di gran lunga la migliore terapia; ci basta stringerci fra noi per ritrovare certezze, non paure e smarrimenti; ci basta guardarci intorno per avere la conferma che non ci stiamo ingannando.
Per il resto, certo non siamo dei santi; ma ci piace pensare di essere noi tutti un po’ speciali, e di esserlo ancora di più grazie all’amore che ci viene dato e a quello che riusciamo a dare.
Il nuovo umanesimo di cui abbiamo bisogno è quello che nasce dall’apertura verso il bisogno dell’altro: è l’umanesimo del volto dell’altro!
Se tu sei solo io mi ti faccio accanto; se sei nella violenza mi faccio comprensione; se sei nell’ignoranza, cerco con te la luce ecc.
Non più quindi uomini che rivelano volti di morte, perché indifferenti, egoisti, violenti… di fronte all’altro.
Per questo io divento la risposta che do a te,
io divento quel positivo che è necessario a te
e per cui tu mi interpelli.
Se io lo faccio a te ma anche tu lo fai a me,
diventiamo
persone nuove per un’umanità nuova!
16/09/1999