2004
La Comunità In Dialogo ha compiuto tredici anni
20/06/2004
La ricorrenza è stata festeggiata all’interno della struttura di Via S. Rocco attraverso momenti di riflessioni da parte dei ragazzi e momenti di intrattenimento per gli ospiti.
Per i giovani che stanno svolgendo un programma riabilitativo contro la dipendenza è stata anche l’occasione di rivedere i propri familiari.
Durante la festa, inoltre, sono stati congedati dalla Comunità 7 ragazzi che hanno faticosamente intrapreso il cammino sulla via del recupero dal disagio.
Giovani che ce l' hanno fatta e che porteranno con loro, nelle proprie case, tra le proprie famiglie quello che il responsabile della struttura, Padre Matteo Tagliaferri, definisce “lo spirito della Comunità” fondato sulla capacità di amare gratuitamente, nel rispetto di se stessi e degli altri.
La loro rinascita -ha commentato Padre Matteo- come la rinascita di tanti altri ragazzi che hanno svolto il programma, è una liberazione non solo dalle sostanze, ma da uno stile di vita fondato troppo spesso sulla ricerca di beni materiali e di soddisfazione dei propri bisogni.
In Comunità si impara, con coraggio, pazienza, altruismo e capacità di sintonizzarsi con il proprio “io profondo”, a liberarsi da ogni tipo di dipendenza e anche da quel diffuso cinismo che purtroppo regola i rapporti sociali di oggi.
E la festa della Comunità è proprio la festa del “coraggio” , della capacità di riappropriarsi di se stessi e di diffondere intorno a se sani principi e spirito di solidarietà.
Erano presenti alla festa i collaboratori storici della struttura, amministratori e politici. Tra questi : l’onorevole Antonio Tajani, l’assessore regionale Antonello Iannarilli, il sindaco di Alatri Giuseppe Morini, Angelo Principia e Corrado Guglielmucci.
Quest’anno si esibito anche un coro polifonico di Frosinone. Sono seguite scenette organizzate dai gruppi (tutte cariche di profondi significati sociali ed esistenziali), canti, momenti musicali e scambi di doni simbolici tra i centri.
Quest’anno in particolare sono stati festeggiati anche i due nuovi centri aperti in Perù e in Arezzo. In Perù , tra l’altro, proprio domenica il gruppo dei nostri ragazzi partiti per fondare il centro ha festeggiato il tredicesimo anno di attività della Comunità In Dialogo.
Il presidente della Regione Lazio Storace visita la Comunità.
Il presidente della Regione Lazio Francesco Storace, martedì scorso, ha fatto visita alla Comunità In Dialogo di Trivigliano.
Accompagnato da Padre Matteo Tagliaferri, Storace e l’onorevole Sandro Foglietta, si sono recati presso i centri della struttura di Trivigliano intrattenendosi con i ragazzi in programma di recupero per dar vita ad un interessante e vivace dibattito.
Il presidente della Regione è stato accolto dai giovani della Comunità che, prima di intavolare l’amichevole discussione, hanno letto una lettera dedicata al leader di Alleanza Nazionale.
Il nostro cammino –hanno scritto i ragazzi- è stato disseminato da difficoltà. Oggi la presenza di un uomo politico come lei ci da coraggio e la sua visita rappresenta un evento importante per sentirci vicino alle istituzioni.
Padre Matteo ha spiegato all’onorevole Storace le attività che si svolgono nei tredici centri della struttura, raccontando anche la recente esperienza fatta in Perù dove è stata aperta una Casa Accoglienza della Comunità In Dialogo per tossicodipendenti ed alcolisti.
Padre Matteo ha inoltre parlato delle attività di prevenzione (Centri di ascolto e partecipazione alla campagna nazionale contro la tossicodipendenza patrocinata dalla presidenza del Consiglio dei Ministri) nonché dei numerosi problemi legati al reinserimento dei giovani che hanno terminato il programma e dei numerosi stranieri che la Comunità ospita.
Sono seguiti gli interventi dei ragazzi. Alcuni di loro hanno raccontato le proprie storie, altri hanno sollecitato maggiore attenzione da parte delle istituzioni nei confronti delle Comunità di recupero, altri hanno stigmatizzato la poca valenza, nella lotta contro le dipendenze, di alcuni metodi sanitari basati solo sull’ intervento farmacologico.
L’unica vera terapia per noi dipendenti –ha affermato un giovane peruviano ospite della Comunità- è l’amore, inteso in tutti i sensi,su cui si fonda il programma della nostra comunità.
Il presidente della Regione ha ascoltato con attenzione i discorsi dei ragazzi.
Sono emozionato -ha detto Storace- nell’avvicinarmi alla vostra realtà. Ma ancor più mi ha emozionato la vostra lettera. Ad un presidente regionale si scrivono tante missive dove si chiedono di solito posti di lavoro o si fanno altre raccomandazioni.
E’ la prima volta che ricevo una lettera dove mi si chiede di poter avere il diritto alla speranza. E qui sicuramente c’è voglia di sperare. Non è la prima volta –ha continuato Storace- che sento parlare di voi e di Padre Matteo. Me ne hanno già parlato il presidente del Consiglio, che è stato in visita da voi, Silvio Berlusconi e l’onorevole Sandro Foglietta. Dai loro racconti è emerso fuori un sentimento: la vostra voglia di lottare.
E significativo è il nome della vostra Comunità: “ In Dialogo”. La nostra società, piena di conflitti, incapace di mediare, ha bisogno di dialogare, di confrontarsi. Voi, in proposito, siete un prezioso esempio.
Spero che la nuova legislazione ci aiuti a comprendere meglio quale sia la politica di recupero veramente valida e in tale politica ci sono sicuramente le Comunità, che come dice Padre Matteo, vanno giustamente finanziate.
Ora l’impegno che vorrei prendere con voi e con Padre Matteo è quello di rincontrarci presto e di intavolare una discussione anche per poter ragionare su quali sono le carenze delle istituzioni. Magari sarebbe utile portare qui persone famose che sono uscite dal tunnel. Tutto ciò per cominciare a confrontare le vostre esperienze e far emergere un vostro valore fondamentale che va trasmesso alla società: il rifiuto della rassegnazione.
Articolo sulla Comunità in Dialogo pubblicato sul mensile "Qui Magazine"
La Comunità In Dialogo partecipa alla Campagna nazionale Antidroga.
29/04/04
Anche quest’anno la Comunità In Dialogo parteciperà alla campagna nazionale di prevenzione contro la tossicodipendenza patrocinata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Si tratta di un’iniziativa, partita ad Aprile nella città di Ancona, realizzata da un gruppo di comunità e associazioni aventi come capofila la Comunità di S. Patrignano.
Il titolo della campagna di prevenzione del 2004 è “Dont’ kill your brain- contro la droga usa il cervello” ed ha come perno la comunicazione tra pari: cioè ragazzi che parlano ai ragazzi.
Il progetto si basa sull’allestimento di una serie di spettacoli talk-show durante i quali giovani esperti del problema parleranno di se stessi , della droga, e di tante altre esperienze correlate all’abuso delle sostanze.
La Comunità In Dialogo, con i suoi operatori e i suoi ragazzi, comincerà a girare le città del Lazio a partire dal mese di ottobre.
Grande successo,lo ricordiamo, ha avuto l’esperienza del 2002 quando la nostra Comunità partecipò con l’allestimento di un mothorome alla campagna nazionale di prevenzione dal titolo “O ci fai o ci sei!”.
Casa Accoglienza Comunità In Dialogo (Perù)
25/01/04 - E' iniziata una nuova avventura per la Comunità In Dialogo. A Reque (a pochi chilometri da Chiclayo), in Perù, è nato un altro centro grazie a cinque dei nostri, partiti per la terra andina con l'intenzione di portare se stessi, la propria esperienza, il messaggio di amore di Padre Matteo.
Il 25 gennaio del 2004 è iniziata una nuova avventura per la Comunità In Dialogo.
A Reque (a pochi chilometri da Chiclayo), in Perù, è nato un altro centro grazie a cinque dei nostri, partiti per la terra andina con l’intenzione di portare se stessi, la propria esperienza, il messaggio di amore di Padre Matteo.
E’ stata una donna peruviana, la madre di un tossicodipendente, a chiedere a Padre Matteo di aprire un centro anche in America Latina. E all’inizio l’impresa sembrava ardua, quasi una scommessa, a cui però Padre Matteo non ha detto di no.
Ad aprire il nuovo centro sono andati gli operatori Mirella, Pino, Carletto, Suor Maria Ruth ed un ragazzo che sta svolgendo il programma di recupero: Andrea.
Il gruppo ha immediatamente suscitato stupore e reazioni positive tra gli abitanti del posto. Attorno a loro si è creato un clima di stima e di solidarietà.
Aiutati dalla comunità vincenziana (Padre Ubilus) dalle figlie della Carità di Lima , i cinque della Comunità In Dialogo sono continuamente circondati dal calore della gente, semplice, umile, estremamente povera. Con loro hanno iniziato a far gruppo due ragazzi: Jesus (il tossicodipendente figlio della donna che si è rivolta a P. Matteo) e Francisco.
Tutti apprezzano la nostra iniziativa - ci ha scritto Mirella - la nostra presenza per loro è la speranza di concretizzare un sogno e questo è stato espresso anche dal Vescovo. Avvertiamo che è come se tanti altri avessero provato ad iniziare qualcosa di simile senza riuscirvi.
C’è molta povertà qui -racconta Andrea- ma nonostante ciò nei volti di tutti non manca mai il sorriso.
Tra impicci burocratici e altre impasse immaginabili il gruppo va avanti serenamente.
Siamo motivati al massimo –dice Carlo- Francisco e Jesus ci aiutano.
Viviamo come in ognuno dei centri-aggiunge Pino- abbiamo turni, regole ed orari. Riprendo coscienza di come la vita di gruppo arricchisca tutti noi, giorno dopo giorno, e come le difficoltà affrontate ti temprino.
Intanto la gente del posto comincia a superare la diffidenza e a rivolgersi alla Casa Accoglienza della Comunità.
Sono tanti i giovani tossicomani in un paese dove la cocaina è come l’alcool per il mondo occidentale. Sono già partite iniziative come le testimonianze degli operatori nelle chiese e i colloqui con i genitori.
E la lingua sembra non rappresentare una difficoltà. La difficoltà più grande la rappresenta, invece, la cultura diversa del posto e i nostri ragazzi, consapevoli di tutto ciò, non si lasciano scoraggiare.
La loro missione va avanti con semplicità e soddisfazioni. La serenità e l’energia che traspare dalle loro lettere e che si percepisce dai loro racconti sta portando una ventata di freschezza anche tra i gruppi qui Italia.
La loro esperienza viene vissuta dai ragazzi in programma con orgoglio e stima e il loro entusiasmo, nonostante la grande distanza, sembra esser contagioso.
Attendo con gioia il grande giorno per conoscere Matteo – ci scrive Francisco -da lui potrò imparare tante cose così un giorno potrò aiutare anche io tante persone che soffrono la dipendenza da alcool e droga.
Eloquente infine la riflessione che ci ha inviato Jesus e di cui riportiamo alcuni passi:
"Dio ha dato al mio paese un bel regalo. Cinque persone arrivarono il 25 gennaio scorso a Chiclayo. Appena li ho visti ho capito che la mia vita sarebbe cambiata per sempre e che la mia missione sarebbe divenuta quella di salvare molte vite.
Ora aspetto l’arrivo di P. Matteo. Non lo conosco ancora personalmente, comunque avverto la sua presenza in questa casa mentre svolgo il suo programma…Non ho nessun dubbio che questo sia un buon programma umanitario, dove si rispetta la vita, dove si cerca la libertà dello spirito."
La Comunità In Dialogo: Una risposta "diversa" ai problemi dell'immigrazione.
La Comunità In Dialogo di Padre Matteo Tagliaferri: Una risposta "diversa" ai problemi dell'immigrazione.
L'attenzione verso la "persona" considerata in tutte le sue manifestazioni, l'accoglienza, la disponibilità, la capacità di ascolto e di comprensione: sono in principi fondamentali a cui si ispira lo stile di vita della Comunità In Dialogo di Padre Matteo Tagliaferri.
Il messaggio è uno e semplice: quello di un amore universale che investe chi davvero comprende tale spirito e automaticamente lo spinge a superare qualsiasi pregiudizio.
Nella Comunità di Trivigliano chi affronta un programma di recupero non si libera soltanto dalla dipendenza dalle sostanze, droga o alcool, ma anche dalle maschere e dalle etichette imposte dall'esterno e dai propri disagi cominciando un cammino per riappropriarsi o scoprire la propria identità.
Spesso un 'identità strozzata, avvilita, negata ma che, attraverso la sofferenza, riemerge più limpida di prima E riaffiora trasformata in coscienza critica di una società che, come spesso afferma padre Matteo, è ormai mutilata dei suoi valori e della sua spiritualità.
Il cammino in Comunità è duro: oltre il principio dell'amore vige quello della responsabilità.
Bisogna seguire regole severe, anche nei piccoli gesti quotidiani, saper accettare il confronto con gli altri, ammettere i propri errori, esser pazienti con gli errori del prossimo. Insomma un esercizio completo del corpo e dell'anima che può durare anche tre anni ma che, alla fine, lascia un'impronta indelebile.
E' con questo stesso spirito che Padre Matteo Tagliaferri ha coraggiosamente iniziato un programma di reinserimento per immigrati in difficoltà.
Nella Comunità sono tanti i ragazzi stranieri che grazie al programma intrapreso hanno trovato il loro ruolo giusto.
L'aiuto offerto da Padre Matteo va dalla regolarizzazione degli immigrati con ricerca di posti di lavoro e ottenimento di permessi di soggiorno, fino alla apertura di un centro di accoglienza per extracomunitari e rifugiati politici nella zona di Mole Bisleti ad Alatri.
E in questo piccolo centro lo spirito della Comunità viene applicato ogni giorno. Qui all'immigrato (esterno o proveniente dalla struttura di Trivigliano) è offerta l'opportunità di capire se stesso come prima cosa: accettare cioè la propria condizione di "straniero" con tutte le difficoltà che essa implica.
Ma accettare non significa abbassare la testa come uno schiavo: significa rendersi conto con umiltà e pazienza che ogni cosa va conquistata con sacrificio, voglia di fare, consapevolezza della propria dignità, rispetto per le tradizioni altrui e spirito di solidarietà.
Ci sono tanti modi per affrontare le problematiche legate al tema (o "fenomeno") dell'immigrazione. Padre Matteo Tagliaferri ha scelto il metodo dell'amore e della scoperta di sé. Perché un immigrato è prima di tutto una persona e aldilà del lavoro o del permesso di soggiorno ha bisogno di se stesso, di quella serenità interiore, di quella chiarezza e di quella onestà che ci rendono uomini liberi.
Liberi dai pregiudizi e anche dalle illusioni, capaci di riconoscere i propri limiti e da lì partire per costruire, senza pretese ma con grinta, la propria esistenza. Anche in terra straniera tutto ciò è possibile se ci si crede veramente.
Il centro Uguaglianza e Amicizia è stato inaugurato il 14 dicembre del 2001. Tramite finanziamenti provinciali il Comune di Alatri ne ha affidato la gestione alla Comunità In Dialogo.
Ultimamente la sede di Mole Bisleti ha il ruolo di prima accoglienza e di smistamento, oltre che di ufficio e di archivio.
Gli ospiti (che possono restare nel centro per circa tre mesi in attesa di una sistemazione migliore) hanno una residenzialità temporanea (alloggio e vitto gratuito) presso Il Centro Multietnica di reinserimento lavorativo in Castelliri.
Qui risiedono anche ragazzi italiani che hanno finito il programma della Comunità e che stanno sperimentando se stessi per un graduale reinserimento nel mondo lavorativo e sociale.
Integrazione culturale nella provincia di Frosinone: C'è da dare di più.
Integrazione culturale nella provincia di Frosinone: C'è da dare di più.
E la Comunità In Dialogo quel "di più" lo ha saputo trasmettere.
Un anno e mezzo circa di attività per realizzare nel territorio di Alatri un programma di integrazione culturale.
Il bilancio che si può fare, per il momento, è abbastanza positivo.
Si tratta di una serie di iniziative messe a punto dalla Comunità In Dialogo e dall'Amministrazione comunale, positivamente recepite dalla Provincia di Frosinone.
Tale programma si è basato sulla sinergia tra il Centro Accoglienza per Stranieri e rifugiati politici di Mole Bisleti, gestito dalla Comunità, i corsi di alfabetizzazione e lo Sportello informativo per immigrati che sono attivi presso l'assessorato ai servizi sociali di Alatri.
Partiamo proprio dalla scuola di alfabetizzazione per chiarire quali sono i pilastri su cui costruire una reale integrazione culturale. In questa scuola si è creato un nucleo di persone provenienti da vari paesi stranieri.
E per nucleo si intende riferirsi proprio ad un gruppo molto unito e integrato di uomini, donne e bambini che hanno partecipato alle lezioni con entusiasmo e curiosità. Tale successo, però, è stato raggiunto partendo da considerazioni ben precise.
I Corsi di alfabetizzazione non si sono limitati ad elargire semplici nozioni di grammatica e fonetica italiana. Al contrario nella scuola sono state realizzate iniziative e attività molto concrete che hanno aiutato gli immigrati a capire meglio il paese dove ora vivono.
A parte visite ai musei, mostre, centri, ecc. durante le lezioni gli alunni hanno avuto modo di esprimere i propri pensieri e i propri problemi.
Perché tutto questo? Perché le insegnanti dei corsi hanno fatto un esperimento. Hanno applicato, nei limiti possibili, lo spirito della Comunità durante le lezioni. Ciò ha creato una certa solidarietà tra i corsisti che anche fuori dalla scuola hanno mantenuto rapporti. Ciò li ha aiutati anche ad integrarsi meglio con la società esterna sentendosi meno soli.
Tutto ciò ha prodotto risultati concreti. Ma senza l'insegnamento di Padre Matteo non si sarebbe arrivati a tanto. Guardiamoci intorno : nella nostra provincia poche risposte concrete si danno al problema immigrazione.
Nei progetti spesso si può notare che ci si limita all'offerta di qualche festa tipica o qualche manifestazione di carattere folcloristico. Non basta. Iniziative del genere hanno senso se inserite in un contesto più omogeneo: è quello che si è cercato di fare in un anno e mezzo tentando di applicare un programma di integrazione dell'immigrato considerato come "persona umana " in tutte le sue dimensioni.
A tal proposito soffermiamoci su un altro punto fondamentale. Quel nucleo scolastico di cui parlavo è progredito anche grazie alla collaborazione con i centri di aggregazione della nostra Comunità (centro di aggregazione giovanile e centro argonauti).
Funzionari di Polizia giungono in Comunità
Dall'oriente funzionari di Polizia giungono in Comunità per apprendere i metodi giusti di prevenzione contro la tossicodipendenza.
Una delegazione di alti funzionari della polizia di stato di Pechino è giunta giovedì scorso presso la Comunità In Dialogo per apprendere i metodi di prevenzione e di riabilitazione dei soggetti a rischio e dei giovani caduti nel tunnel della tossicodipendenza.
Il dipartimento in questione si occupa proprio di tale settore, ma fino ad ora, ha svolto, oltre ad un'opera di pura repressione, soltanto un programma di riabilitazione tramite la somministrazione di altre sostanze (metadone). I funzionari pechinesi hanno visitato la Comunità di Trivigliano per una giornata intera mostrando entusiasmo, interesse e stupore.
La delegazione -ha raccontato l'operatore Stefano Serranni- ci ha fatto comprendere come nella cultura cinese il problema sociale della tossicodipendenza sia emerso solo negli anni novanta. Precedentemente la dura politica di repressione, che prevedeva anche la pena di morte, ha scoraggiato l'assunzione di sostanze stupefacenti.
Al momento, però, trattandosi di un problema relativamente giovane e affrontato soltanto dai funzionari della polizia e non, come da noi, tramite il programma seguito dagli operatori della Comunità in collaborazione con sociologi, psicologi, assistenti sociali e strutture specializzate, il piano di recupero cinese è fermo alla fase della cosiddetta "riduzione del danno". Intendiamo parlare cioè della somministrazione di altre sostanze.
Per tale motivo i funzionari hanno dimostrato un grande stupore ed interesse nei confronti del programma di riabilitazione comportamentale che seguiamo in Comunità apprendendo, probabilmente per la prima volta, come la persona vada rieducata e riformata.
La grande differenza tra la cultura occidentale e quella orientale, tra il messaggio cristiano di Padre Matteo Tagliaferri e le tradizioni cinesi, tra la nostra mentalità attenta alla prevenzione e quella dei funzionari di polizia più volta alla repressione, non ha impedito agli ospiti della Comunità In Dialogo di apprezzare il programma di recupero portato avanti da tredici anni dalla struttura di Trivigliano.
I funzionari -ha raccontato Alessandro (un ragazzo che ha terminato con successo il programma riabilitativo)- hanno preso appunti per tutto il tempo mostrando meraviglia e voglia di capire.
Insomma un'ulteriore soddisfazione per la Comunità di Trivigliano e per il responsabile Padre Matteo Tagliaferri.
Anche noi siamo rimasti stupiti -ha commentato quest'ultimo- della visita inaspettata ma sicuramente importante. Una visita che ci ha dato l'occasione di trasmettere il nostro messaggio a persone provenienti da un paese lontano e da un'altra cultura. Un messaggio fondato sull'umanesimo, sul rispetto della persona e della sua dignità nella consapevolezza di come il disagio legato alla dipendenza vada visto come il segnale del malessere di un'intera società, la società di oggi mutilata di valori ed idealità.
Convengo del Gruppo di Animazione Vincenziana
La Comunità In Dialogo protagonista all'annuale Convengo del Gruppo di Animazione Vincenziana.
L'annuale Convegno del Gruppo di Animazione Vinceziana (GAV) quest'anno si è tenuto a Fiuggi Terme dal 19 al 23 luglio. Si tratta di un raduno nazionale del volontariato vincenziano a cui ancora oggi si ispira tutto il volontariato laico e religioso.
Una tradizione profonda che affonda le sue radici nel lontano 600 quando S. Vincenzo De Paoli intuì come fosse fondamentale coinvolgere nell'attenzione verso il povero e le persone bisognose l'intera società.
Il convegno ha affrontato, nelle varie tappe, tematiche legate a diversi tipi di disagio e la prima giornata è stata animata con grande successo dalla Comunità In Dialogo. Non a caso il responsabile, Padre Matteo Tagliaferri, è un sacerdote vincenziano.
Il convengo -ha spiegato Padre Matteo- richiama l'importanza del volontariato nella società di oggi: scoprire nella nostra umanità aspetti di positività, la gratuità, la capacità di donare il proprio tempo. E in questo bagno di ottimismo si scopre di poter vivere la speranza come soluzione dei problemi, quando l'uomo fa fondamento su tali realtà che neanche gli abbrutimenti "imposti" dalla società riescono a distruggere.
Né vale la pena soffermarsi troppo sulle differenze tra volontariato e professionalità, tra pubblico e privato, se il volontariato viene inteso in tal senso.
E ' un onore -aggiunge Padre Matteo- che la prima giornata del convegno sia stata aperta dalla nostra Comunità la quale da una piccola realtà si è trasformata ,nel tempo, in una struttura vasta in grado di estendere i suoi valori anche in paesi lontani.
Durante la giornata del 19 luglio, dedicata alla tematica della prevenzione contro le dipendenze ("Essere giovani: mission impossible?) inizierà alle ore 9.30 sono intervenuti quattro responsabili delle Comunità " In Dialogo" di Trivigliano. Sono seguiti gli interventi delle comunità "Nicodemo " di Torino", "Il Sentiero" e "Il Nido d'Aquila" di Chieti. Nel pomeriggio, oltre al contributo degli operatori della Comunità di Trivigliano, sono intervenuti collaboratori esterni tra cui: l'europarlamentare On Tajani, l'assessore regionale Antonello Iannarilli, lo psicologo Mauro Mangili, il primario del reparto psichiatrico dell'ospedale di Subiaco Garimberti, il magistrato della Corte di Cassazione Guglielmucci e l'ingegner Angelo Principia che ha coordinato i momenti della giornata.
La serata si è conclusa da momenti di riflessioni, testimonianze e canti dei ragazzi ospiti della Comunità In Dialogo.
Portatori di un messaggio di pace e amore
Portatori di un messaggio di pace e amore in un momento di tensione e grossi conflitti: La Comunità cresce: Nuovi centri e attenzione per il reinserimento socio-lavorativo.
La Comunità in dialogo di Trivigliano cresce ed aumentano i centri che costituiscono la struttura.
Si tratta ormai di uno dei punti di riferimento più accreditati nella provincia di Frosinone in funzione di un programma di recupero che segue gli utenti (attualmente circa 170) dal momento della disintossicazione e della fase riabilitativa fisica e psicologica fino alla fase del reinserimento sociale ed occupazionale.
Grazie ai fondi stanziati dalla regione Lazio, è stato aperto un centro di riabilitazione socio lavorativa in Trivigliano. Nel progetto, previsto per sei giovani, sono stati inseriti 10 ragazzi che hanno terminato il programma, mentre altri 15 già sono stati reinseriti nel mondo del lavoro dalla Comunità.
I servizi che i giovani svolgono nell'ambito delle scuole rappresentano -commenta Padre Matteo- una prima preziosa opportunità per poter sperimentare quei valori e quelle convinzioni, fondate sul senso di responsabilità e di onestà, conquistate durante un rigoroso programma che ha la durata di cerca tre anni. I nostri ragazzi sono coscienze rinate che fanno da svegliarini dentro una cultura ancora troppo superficiale ed opportunistica.
Ma lo spirito della Comunità In Dialogo, radicato sul messaggio evangelico di Padre Matteo Tagliaferri, ha varcato i confini della Ciociaria e del Lazio.
- Un nuovo centro è stato aperto il 6 ottobre scorso a Lama di Caprese Michelangelo, provincia di Arezzo, per richiesta dell'amministrazione comunale dello stesso Comune di Arezzo e della Caritas Diocesana. Attualmente sei giovani che stavano svolgendo il programma a Trivigliano , più un operatore della Comunità, gestiscono la nuova struttura che ha già intavolato ottimi rapporti con la gente e le autorità del posto.
I vicini, la popolazione, il Parroco, la Caritas, la Diocesi, tutti noi -scrive in una lettera indirizzata a Padre Matteo il vicedirettore della Caritas, Andrea Dalla Verde- siamo stati colpiti dalla semplicità e dalla voglia di vivere di questi ragazzi, veri protagonisti di questa nuova realtà.
Si è diffusa la notizia della loro presenza e tanti mi telefonano per sapere, soprattutto operatori sociali e funzionari. Credo che il seme di questa nostra famiglia abbia iniziato a dare i suoi frutti e credo che il Cristo si sia manifestato a tanti.
Un messaggio eloquente questo che lascia intuire quanto ci sia bisogno, nella lotto contro la devianza e le dipendenze, di un programma basato prima di ogni cosa sul principio universale dell'amore. Un amore aiuta a superare i pregiudizi, le paure e le intolleranze.
Un amore che aiuta a ritrovare il rispetto per l'altro e la stima per se stessi inducendo alla liberazione non solo dalle sostanze ma anche da comportamenti psicologici negativi ed auto distruttivi. E che non si stia parlando di un "esperimento " ma di una strategia di intervento che ha dato , e continua a dare, risultati positivi lo dimostrano non solo i numeri e un'attività decennali, ma anche le ultime richieste di aiuto che la Comunità di Trivigliano, senza l'ausilio di grosse campagne pubblicitarie, ha ricevuto.
Oltre l'amministrazione di Arezzo va ricordata la richiesta pervenuta dal Perù. E ' stata una donna peruviana, la madre di un tossicomane, a chiedere a Padre Matteo di aprire un centro anche in America Latina. Un'impresa ardua, una scommessa difficilissima, anche tenendo conto dei costumi e della mentalità peruviani, a cui Padre Matteo non ha detto di no.
Pertanto nel settembre scorso una delegazione di operatori della Comunità è partita alla volta del Perù per prendere i primi contatti con le autorità del posto.
Nel giro di tredici giorni i nostri operatori si sono resi conto di quanto bisogno di sia nella regione di un centro di recupero. Quelli esistenti sono appannaggio solo dei più ricchi e, cosa ancor più grave, non contemplano, a causa di vecchi tabù, il sostegno alle donne che vengono scacciate ed emarginate dalle stesse famiglie. Per questo Padre Matteo ha intenzione di creare prima di tutto una struttura in grado di assistere le ragazze. Intanto gli operatori che andranno ad inaugurare il centro a Natale stanno studiando la lingua spagnola perché la comunicazione, chiara ed onesta, è uno dei valori fondamentali su cui poggia lo spirito della Comunità di Trivigliano.
Campagna itinerante nazionale prevenzione e Informazione dell'uso delle droghe
La Comunità In Dialogo ha partecipato alla Campagna itinerante nazionale di prevenzione e Informazione dell'uso delle droghe a cura della Presidenza del Consiglio organizzata nell'anno 2002.
L'iniziativa (dall'esplicito ed efficace titolo " O ci fai, o ci sei", dopo aver coinvolto vari centri di tutto il Paese, si è conclusa a Torino il 29 settembre e si è basata sull'attivazione contemporanea di 3 motorhome dotati di attrezzature multimediali.
Su uno di questi motorhome si trovano gli operatori della nostra Comunità Stefano Seranni, Pino Coltrèe Sergio Tramo, due ragazzi che avevano da poco terminato il programma e due operatrici di S. Patrigno. Ottimo il risultato raggiunto.
Ad Alatri ad esempio il mothorome è rimasto nella piazza principale della città fino alla mezzanotte inoltrata coinvolgendo i ragazzi (specialmente i giovani compresi nella fascia di età adolescenziale) attraverso il loro linguaggio: la musica e i moderni e sofisticati mezzi di comunicazione multimediale.
Era presente anche un DJ con consolle per gestire la programmazione musicale.
Nei centri del Paese già raggiunti -ci ha detto una delle operatrici di S. Patrignano- abbiamo potuto registrare un particolare interesse verso quest'iniziativa da parte dei più giovani. La campagna informativa in questo modo funziona davvero.
Il nostro obiettivo non è certo quello di raggiungere risultati immediati, ma perlomeno quello di inculcare il dubbio.
E se su cento ragazzi, soltanto 10, dopo averci ascoltato, cominciano a riflettere, ebbene già questo rappresenta per noi un risultato importantissimo.
Dello stesso parere Stefano, operatore della Comunità In Dialogo.
Ad Alatri -ha commentato- abbiamo lanciato un messaggio fondamentale: un "no" categorico a qualsiasi tipo di sostanze stupefacenti, leggere o pesanti. Un messaggio privo di compromessi che, credo, abbia scosso la coscienza dei ragazzi che si sono avvicinati, numerosi, al mothorome. Non solo per esprimere un disagio, ma anche solo per far ascoltare la loro voce.
C'è da dire, inoltre, che la presenza di operatori esperti sul territorio dal 1996 ha senza dubbio facilitato lo scopo dell'iniziativa.
Ad Alatri il discorso sulla prevenzione è ormai radicato e non spaventa. Non spaventa i giovani soprattutto, mentre qualche reticenza la si può ancora notare tra le persone più adulte. Ma è normale.
Le altre tappe raggiunte dal motorhome gestito dalla Comunità di Trivigliano sono state Cassino, Sora e Agnone.